Come rilanciare le PMI abruzzesi? Il punto di partenza è la costruzione di una nuova Finanziaria Regionale. La mia proposta sul modello della Finanziaria della Regione Lombardia oggi su Il Messaggero. 

Il dibattito intorno alla missione della Fira, la Finanziaria regionale, è indicativo per ipotizzare quale potrà essere il ruolo del sistema del credito per sostenere l’economia abruzzese, soprattutto quella delle PMI.

Esaltata durante la campagna elettorale del 2014 dall’allora candidato del centrosinistra Luciano D’Alfonso, la Fira ha vissuto nei quattro anni successivi una fase di appannamento, tanto che ad un certo punto si è ipotizzato che dovesse essere liquidata per confluire in Abruzzo Sviluppo.

Quella che sembrava un’evidente marcia indietro rispetto all’iniziale intenzione di valorizzarne le potenzialità, con l’intento (si disse in campagna elettorale) di assegnare a Fira con affidamento diretto una parte della gestione dei bandi europei, è stata poi di nuovo sovvertita dalle recenti affermazioni del vicepresidente Lolli.

L’esponente aquilano del Pd è l’unico ad avere compreso che il futuro dell’Abruzzo non può fare a meno degli investimenti industriali (si pensi al valore strategico di un’iniziativa come la Carta di Pescara, poi purtroppo messa da parte), e in questi anni ha parlato più volte del rischio forte di incorrere in una pericolosa deindustrializzazione, che oggi si manifesta con 109 crisi industriali aperte.

Alcuni giorni fa Lolli ha proposto l’istituzione di un Osservatorio regionale in grado di regolare, programmare e coordinare l’attività di tutti gli attori principali del mondo bancario locale: dalle imprese agli istituti di credito, dalle istituzioni ai Confidi. In quella circostanza Lolli ha illustrato la nuova stagione delle politiche del credito che la Regione Abruzzo ha intenzione di portare avanti insieme con la Fira. E proprio il nuovo ruolo della finanziaria regionale, diventata da poco società in house della Regione Abruzzo, è stato al centro della proposta di Lolli.

La nuova Fira, infatti, dovrebbe fungere da collante tra le banche locali, per coinvolgerle in una rinnovata strategia regionale in materia di politica del credito, in grado di venire incontro alle esigenze delle PMI, che più di tutte hanno avvertito i segnali della crisi economica, che in Abruzzo non ha risparmiato nemmeno le multinazionali, come testimoniano i casi della Honeywell e della stessa Pilkintgon.

Il sistema del credito regionale sta vivendo una fase di grande transizione e di riposizionamento. La drammaticità della crisi economica è stata acuita dalle vicende di Tercas e Carichieti, acquisite dalla Popolare di Bari e Ubi, che ha di fatto sottratto al tessuto imprenditoriale abruzzese un interlocutore fondamentale, sul quale si erano costruiti decenni di politica industriale.

Ad alcune eccellenze del sistema del credito cooperativo, come la Banca di Castiglione e Pianella, le Bcc di Pratola e Basciano, si contrappongono poi banche più piccole per dimensioni che stanno facendo fatica ad imporsi, come testimonia anche la recente vicenda delle dimissioni di quattro consiglieri dalla Bcc del Gran Sasso. L’impresa della Fira, inoltre, appare in salita perché di fatto si è già entrati nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Chiunque vincerà le prossime elezioni, però, dovrà certamente considerare la Fira lo strumento strategico per il sostegno delle PMI abruzzesi, sulla scorta di esempi lungimiranti di altre regioni italiane, come Finlombarda, che include anche Sviluppo Lombardia. Lo sviluppo delle PMI, il mantenimento della grande industria e la costruzione di strumenti per attrarre investimenti saranno i temi centrali nelle prossime elezioni regionali.