Alcuni spunti sullo sviluppo economico dell’Abruzzo nel mio intervento su Il Messaggero. 

In che modo rafforzare i servizi innovativi a supporto delle multinazionali, favorire l’aggregazione tra le PMI e renderle competitive sui nuovi mercati internazionali, promuovere lo sviluppo del turismo che può arrivare al 20% del Pil regionale?

Da queste domande passa il futuro dell’economia abruzzese nel prossimo triennio, che deve avvenire con il concorso di tutti gli stakeholders (imprese e sindacati in primis), e con una particolare attenzione del mondo accademico nell’attuazione della terza missione (rafforzare le relazioni tra Università, imprese e territorio), il crinale sul quale si misura l’attrazione, la valorizzazione e la permanenza in Abruzzo del capitale umano.

L’export abruzzese, dopo una crescita nel triennio 2016-2018 che è stata superiore di quattro volte alla media italiana grazie alle ottime performance dell’Automotive, per la prima volta nel 2019 ha fatto registrare un forte rallentamento (-8,6%), a causa della crisi dell’industria tedesca e dell’economia europea e della difficoltà delle PMI a posizionarsi sui mercati extraeuropei, fatta eccezione per i settori farmaceutico e agroalimentare, gli unici che hanno aumentato la loro presenza nel Far East, dove si concentra il 50% del Pil mondiale.

La diversificazione in atto dei mercati di sbocco, quindi, richiede la promozione di filiere integrate che permettano all’indotto di agganciarsi al flusso di export, oltre allo sviluppo delle competenze e all’assistenza tecnica qualificata degli operatori che vogliano investire sui nuovi mercati.

Nell’ambito dell’innovazione, del resto, è stata la stessa UE che con la nuova programmazione ha chiesto agli Stati membri di far crescere il numero e le dimensioni delle imprese nei settori ad alta intensità di conoscenza e con elevato potenziale di crescita, promuovendo gli scambi di conoscenze tra Università, Enti di ricerca e i settori produttivi attraverso partnership, formazione e promozione di start up.

La Regione dovrà potenziare i servizi all’export, individuando quegli strumenti che trovano corretta e veloce attuazione attraverso, ad esempio, un’efficace progettazione e spesa dei Fondi comunitari per aumentare la platea di potenziali imprese che possono crescere e diventare competitive in un contesto globale modificatosi radicalmente nell’ultimo decennio.

Questo processo strategico richiede una più efficace governance regionale e passa inevitabilmente per la ridefinizione della missione delle società partecipate che, come ha precisato a metà dicembre a Roseto lo stesso presidente della Regione Marsilio a conclusione dell’evento sull’Europa, saranno lo snodo delle nuove politiche europee per poi fondersi in un’unica Agenzia di sviluppo industriale e finanziaria, quello strumento agile che il mondo delle imprese chiede da sempre.

L’istituzione della Zona Economica Speciale, poi, può collocare l’appetibilità dell’Abruzzo in un contesto più ampio delle attuali dimensioni regionali, soprattutto se le agevolazioni fiscali (certamente utili ma non il solo elemento per attrarre investitori) saranno accompagnate dagli investimenti sulle infrastrutture portuali, aeroportuali e digitali, e dalla collocazione delle regioni adriatiche nella Rete di Trasporto Trans-Europea.

Questa nuova dimensione globale risulterà efficace per potenziare il turismo regionale che, dopo l’avvio della razionalizzazione della governance del settore, deve essere guidato nella definizione di un network pubblico-privato per la gestione della destinazione turistica e della promozione del marchio d’area.