C’è qualcosa in questo ambiguo braccio di ferro tra i gestori degli impianti di carburanti ed il Governo che non torna.

E certamente non è chiaro ai cittadini e alle imprese di trasporto il motivo del contendere. Se va individuata, infatti, una categoria di imprese legittimata a scioperare, questa è proprio quella degli autotrasportatori che, considerato soprattutto il divario dei prezzi dei carburanti praticato sulle reti autostradali, si è vista aumentare il costo d’impresa, così come i cittadini che hanno dovuto ridurre ancora una volta il budget familiare.

Che i gestori scioperino perché vogliono ostacolare un’azione di trasparenza del Governo sui prezzi dei carburanti, sembra un’iniziativa alquanto surreale, difficile da comprendere e da accettare, perchè posta in essere da chi ad oggi non ha ricevuto alcun danno dalle decisioni dell’esecutivo.

Non si capisce, infatti, quale sia il danno economico che avrebbero subito i gestori degli impianti di carburanti, e anche sotto il profilo reputazionale le richieste di ispezione e controllo alla Guardia di Finanza e l’indagine aperta dall’Antitrust sulle irregolarità relative all’esposizione dei prezzi al pubblico, possono servire a legittimare l’operato di tutta la filiera della distribuzione dei carburanti.

Del resto per evitare di pesare sulle tasche dei consumatori il Governo presieduto da Mario Draghi aveva provveduto a fiscalizzare una parte delle accise.

Quel provvedimento, però, era a tempo, e alla sua scadenza la questione, come poi è avvenuto, sarebbe passata nelle mani del nuovo esecutivo.

Quelle ragioni economiche che hanno impedito allora una scelta più drastica per procedere alla sterilizzazione permanente di almeno una parte delle accise gravanti sui prodotti petroliferi, si sono rilevate essere ancora più attuali oggi, con un nuovo Governo in carica (il primo politico dopo un decennio), il cui riferimento nelle scelte compiute in questi giorni è stata la legge di bilancio, improntata al sostegno alle famiglie e alle imprese sul caro energia.

Proprio per contrastarne gli effetti, infatti, erano state destinate alle imprese e alle famiglie la maggior parte delle risorse derivanti dallo scostamento di bilancio, votato a novembre in Parlamento.

Non si poteva, quindi, procedere ad un nuovo scostamento del valore di 10 miliardi di euro, che sarebbe costato al Paese almeno mezzo punto di Pil. La gestione di questa fase di transizione, che cade in un contesto globale particolarmente complicato, acuito in Europa dalla decisione della Bce di procedere spedita verso il rialzo dei tassi, richiede maggiore responsabilità e azioni collaborative. E le richiede soprattutto a quelle categorie, come i gestori degli impianti di distribuzione di carburanti, che non svolgono solo una mera attività di impresa ma anche una funzione di servizio.