Dopo la valutazione positiva dei commercialisti, la riforma fiscale del Governo incassa anche il si condizionato della Banca d’Italia.
I due autorevoli giudizi, pur con alcuni distinguo e rilasciati a distanza di due mesi l’uno dall’altro, hanno evidenziato lo sforzo e l’ambizione dell’esecutivo Meloni di procedere ad una generale riforma strutturale del fisco italiano.

Tra le istanze avanzate dalla categoria e recepite nello schema di legge delega, ricordava a marzo proprio Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti italiani, ci sono le misure relative alla rimodulazione della curva delle aliquote Irpef, alla razionalizzazione delle tax expenditures, al progressivo superamento dell’Irap, allo sfoltimento dei tributi minori, al riordino della disciplina Iva in ossequio alle disposizioni dell’Unione Europa, alla rimodulazione dell’Ires in funzione dell’incentivazione agli investimenti e all’innovazione, oltre al criterio di delega su tutti gli istituti della composizione negoziata della crisi di impresa e la revisione delle sanzioni e dei procedimenti di accertamento con la previsione del concordato preventivo per tutte le procedure.

Un’operazione complessa e articolata, quindi, che contempla una nutrita serie di interventi su numerosi aspetti del sistema tributario, prefigurandone una profonda riforma, come ha tenuto a precisare anche il capo del servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia Giacomo Ricotti, audito ieri dalla Commissione Finanze alla Camera.

Ricotti, infatti, ha espresso una valutazione nel complesso positiva del contributo del disegno di legge alla semplificazione del sistema tributario, arrivando ad esprimere un giudizio di merito sulla puntualità di alcune misure, il cui obiettivo è quello di risolvere incoerenze sistematiche, modernizzando istituti ormai obsoleti per renderli conformi ai consolidati orientamenti giurisprudenziali internazionali.

In un passaggio Ricotti, poi, ha affrontato il rapporto tra il fisco, lo sviluppo industriale, il costo del lavoro e le renditefinanziarie.

La revisione del regime fiscale di cui godono le rendite finanziarie rappresenta da sempre un tabù per la politica italiana.

E nell’ottica dello stimolo alla crescita economica Bankitalia ha ribadito che andrebbe spostato l’onere tributario dai fattori produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi, anche perché la legge delega nel suo insieme, ha osservato Ricotti, appare ispirata a favorire le imprese di dimensioni più contenute, che costituiscono un tassello importante e dinamico del nostro sistema produttivo.

La raccomandazione di Banca d’Italia, poi, si è soffermata sulla necessità che la delega fiscaletrovi le opportune coperture “perché molti degli interventi prefigurati, comporteranno perdite di gettito”, e sul “recupero delle risorse con il contrasto all’evasione”. E per un Governo che vuole essere ricordato come quello che ha prodotto il più grande sforzo per la semplificazione tributaria, aggiungiamo noi, la lotta all’evasione resta uno degli obiettivi più importanti in tema di equità fiscale.