La nota congiunta con il presidente Biden, al termine della visita istituzionale negli Stati Uniti, dal punto di vista dello stile comunicativo diplomatico ha il significato di un’intesa chiara e forte tra Italia e Usa.
Roma e Washington hanno voluto ribadire che tra i due Paesi c’è una sintonia perfetta sui principi fondamentali delle democrazie liberali, riaffermando l’atlantismo del Governo italiano che nel pieno del conflitto ucraino e alla vigilia della decisione sull’uscita dalla Via della Seta non è una questione di poco conto. I legami tra Italia e Stati Uniti, è scritto, sono radicati nella storia, nell’affinità culturale e nella cooperazione economica.
Si fondano su valori e principi condivisi, quali democrazia, libertà, rispetto dei diritti umani, rafforzati dall’obiettivo comune di promuovere la pace e la sicurezza, aumentare la prosperità e far progredire la sostenibilità in tutto il mondo. Al contempo il richiamo alla cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, in particolare con i Paesi africani, è un implicito riconoscimento allo sforzo geopolitico italiano di includere il fianco Sud tra gli obiettivi Usa e Nato anche in una chiave di contenimento della Cina e della Russia in Africa e della Turchia nel Mediterraneo, ed è il preambolo al sostegno Usa alla candidatura di Roma per Expo 2030 e all’appoggio alla presidenza italiana del G7 nel 2024.
Un’immagine più delle altre, però, ha dato il senso del successo della visita istituzionale negli Usa. L’incontro di due ore all’ambasciata italiana tra il presidente Meloni ed Henry Kissinger, reduce peraltro dall’importante missione in Cina, è la metafora del riconoscimento e dell’apprezzamento dell’establishment statunitense alla capacità politica, diplomatica e alla strategia geopolitica del giovane presidente del Consiglio italiano. Multipolarismo, realismo politico, equilibrio, capacità di affermare le proprie ragioni tenendo presenti quelle degli altri.
Questi i concetti che Kissinger ha sempre propugnato e che probabilmente, alla luce della composizione del nuovo ordine mondiale che include anche Cina e India, ha voluto trasmettere a Meloni.
L’incontro ci ha offerto segnali eloquenti. Quella fotografia di Meloni e Kissinger mano nella mano nella ideale geopolitica per immagini ci dice molto di più delle parole.
Il primo messaggio è il più evidente, perché testimonia che Giorgia Meloni è stata pienamente accolta dal mondo repubblicano americano, che ha in Kissinger un rappresentante storico e super partes. Il secondo che Giorgia Meloni ha ottenuto il via libera del deep state statunitense, del quale Kissinger è ancora oggi il rappresentante più autorevole, come testimonia proprio la recente missione in Cina.
Il riconoscimento statunitense alla capacità e alla leadership di Meloni fanno oggi del presidente italiano il riferimento più affidabile degli Usa in Europa. Non era scontato appena dieci mesi fa. Ed è il principale successo diplomatico di Giorgia Meloni, destinato inevitabilmente a pesare sugli equilibri politici europei.