L’annuncio al G20 di Nuova Delhi del Corridoio che collegherà India, Medio Oriente ed Europa è un punto di non ritorno geopolitico, destinato a trasformare gli equilibri della connettività globale, stimolando la crescita economica ed il miglioramento della cooperazione tra le nazioni partecipanti. Ma non solo. Di fatto l’infrastruttura annunciata in India è l’alternativa alla Nuova Via della Seta, e dunque ha una connotazione geopolitica di forte concorrenza con le mire e le ambizioni della Cina.

In realtà il Corridoio è doppio, perché nella parte orientale unirà l’India ed il Golfo, e a livello settentrionale servirà per collegare il Golfo all’Europa. Il Corridoio contribuirà anche a valorizzare il lavoro svolto dalla Partnership for Global Infrastructure and Investment, annunciata al G7 di Londra del giugno 2022, che stanzierà risorse per 600 miliardi di dollari.
Questa operazione di saldatura infrastrutturale che coinvolgerà anche Israele e Arabia Saudita e che collegherà l’India all’Europa, è la continuazione della strategia di Donald Trump per facilitare il raggiungimento di una condizione più stabile di pace e benessere nella regione nel Mediterraneo allargato.
Con gli Accordi di Abramo siglati il 15 settembre del 2020a Washington, infatti, i rappresentanti di Israele, Emirati Arabi e Bahrein si impegnarono proprio sotto l’egida statunitense a promuovere la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra lo Stato ebraico e i due paesi del Golfo. Il nuovo Corridoio, poi, avrà riflessi importanti anche per l’economia della Grecia, oggi molto vicina ad Italia ed Israele grazie proprio agli investimenti in campo energetico.

La conseguenza immediata dell’austerità predicata nel 2012 da Berlino fu la cessione alle aziende tedesche e a quelle cinesi degli asset infrastrutturali strategici della Grecia, come i porti e gli aeroporti. E oggi, inevitabilmente, verrà meno anche la posizione dominante delle aziende cinesi sul Pireo, che non potranno più contare su importanti basi logistiche nel Mediterraneo.

Un’ ulteriore conseguenza dell’annuncio della nuova grande infrastruttura di collegamento, dopo lo stop del Governo Meloni al Memorandum Italia/Cina sulla Via della Seta, può essere il ridimensionamento delle mire espansionistiche cinesi sui porti italiani, come Taranto con gli investimenti dell’azienda forlivese Ferretti Group, controllata dal colosso pubblico cinese Weichai, o Progetto Internazionale 39,società controllata al 33 per cento da Gao Shuai,imprenditore e delegato del Governo Cinese che da anni opera tra l’Italia e la Cina.Allargare e pacificare il Mediterraneo sono le precondizioni perché l’Italia, anche grazie al controllo delle reti con Eni, Terna e Snam,possa far valere il suo peso nella nuova geopolitica dell’energia. E ambire giustamente a diventare l’hub energetico del Mediterraneo che guarda oltre all’Africa anche ad oriente.