La crescita dell’Italia, confermata anche dai recenti dati positivi sull’occupazione (395.000 occupati in più rispetto al primo semestre 2022), sta avvenendo in un contesto economico europeo complicato, acuito dall’inflazione, dalla stretta creditizia della Bce, dal rallentamento dell’industria tedesca, dal perdurare del conflitto ucraino, e con il Pnrr non ancora pienamente operativo.

In questo difficile quadro di fondo il governo in autunno deve mettere in campo con la legge di bilancio un piano di azioni per rendere più stabile la crescita economica, pur disponendo di margini di manovra limitati (spesa pubblica in deficit e aumento del debito), condizionati dalla restrizione monetaria.

Il caro vita oggi è l’avversario più forte che sta minando lo sforzo del Governo di aiutare i redditi più bassi. I prezzi dei generi alimentari ancora molto elevati, e la benzina che ormai ha superato la soglia psicologica dei 2 euro al litro, hanno nei fatti limitato la percezione positiva del taglio del cuneo fiscale, deciso simbolicamente lo scorso 1 maggio, e che aveva come obiettivo quello di determinare un guadagno aggiuntivo in busta paga di circa 100 euro per 14 milioni di lavoratori. Nella prossima manovra almeno 10 miliardi saranno destinati proprio al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale.

Gli interventi per calmierare l’inflazione a tutela dei redditi saranno al centro della riunione con i sindacati, convocata a Palazzo Chigi il prossimo 22 settembre. L’incontro sarà presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. L’individuazione di nuove misure per sterilizzare l’aumento dei prezzi, però, non può essere svincolata dal disegno complessivo che nella prossima manovra deve individuare politiche fiscali per l’innovazione, legate all’energia e alle forniture di materie prime strategiche. E che diano il via libera a quelle riforme indispensabili per modernizzare e rendere più competitivo il sistema Italia (in primis Pa e Giustizia). Provvedimenti spot con la spesa pubblica in deficit e l’aumento del debito pubblico non servono a nessuno. Occorrono invece interventi strutturali anche per superare il clima di incertezza determinato dalle azioni della Bce, le cui decisioni hanno destabilizzato le azioni dei consumatori.

Le compravendite immobiliari, come ha segnalato il Centro Studi Ance interpretando i dati Nomisma, nel 2023 diminuiranno del 12,8%. Le scelte della Bce hanno risentito inevitabilmente della sottovalutazione dell’inflazione, perché nonostante il warning della Federal Reserve che aveva alzato per la prima volta i tassi nel marzo del 2022, dalle parti di Francoforte avevano fatto intendere che eravamo dinnanzi a un fenomeno inflattivo transitorio, determinato in prevalenza dalle speculazioni sui prodotti energetici, sottovalutando invece l’impatto che l’inflazione avrebbe prodotto sui generi alimentari e quindi sulle tasche dei cittadini. L’errore della Bce è stato quello di non avere considerato i problemi della crescita in Europa, concentrandosi unicamente sulla riduzione dell’inflazione.