Il percorso fino alle Europee del 2024, nei fatti elezioni di midterm per il Governo, sarà indicativo per decifrare il peso politico europeo di Giorgia Meloni, soprattutto se l’intesa tra il Ppe e i Conservatori dovesse concretizzarsi per cambiare in materia di politiche ambientali e industriali le scelte imposte oggi in Europa da una fortissima matrice ideologica.
I prossimi mesi saranno decisivi per verificare lo stato di salute dell’esecutivo, alle prese non solo con il caro vita, la legge di bilancio e la discussione sul salario minimo, ma anche con delicati dossier di politica industriale (dall’ingresso diretto dello Stato nella nuova società per la rete Timal futuro di Ilva e alla produzione italiana di Stellantis), con riforme destinate ad impattare sull’attuazione del Pnrr, come quella sulla giustizia amministrativa, e questioni spinose con l’Europa, come la revisione del Patto di Stabilità, la ratifica del Mes, l’attuazione della Direttiva Green e della Bolkestein.
I primi provvedimenti del Governo in materia fiscale e in politica estera hanno tranquillizzato i mercati, dando prova di prudenza sui conti pubblici e contribuito a ridare centralità all’Italia nel Mediterraneo, come testimonia la scelta di includere il fianco Sud tra gli obiettivi Usa e Nato, anche in una chiave di contenimento della Cina e della Russia in Africa e della Turchia proprio nel Mediterraneo.
Nello scorso trimestre l’occupazione italiana è continuata ad aumentare anche nella componente dei contratti a tempo indeterminato, anche se il fabbisogno di cassa del Tesoro è quasi raddoppiato rispetto al corrispondente periodo del 2022.
La crescita dell’Italia, che a fine 2023 sarà dell’1,3%, sta avvenendo in un contesto europeo complicato a causa dell’inflazione e della stretta creditizia della BCE, del forte rallentamento della Germania e del perdurare del conflitto ucraino, e con il Pnrr non ancora pienamente operativo. La quota di debito pubblico nelle mani delle famiglie italiane, poi, si è ulteriormente rafforzata.
A livello globale negli Usa si allontanano le prospettive di una recessione indotta dal forte aumento dei tassi d’interesse della Fed, mentre è evidente il ridimensionamento del contributo della Cina alla crescita mondiale.
In questo quadro di fondo il governo in autunno deve mettere in campo con la legge di bilancio un piano di azioni per sostenere la crescita, pur disponendo di margini di manovra limitati (spesa pubblica in deficit e aumento del debito pubblico), condizionati ancora dalla restrizione monetaria, che ha reso più difficile l’accesso al credito delle imprese. L’attuazione del Pnrr dovrebbe stimolare gli investimenti e le riforme, e al tempo stesso offrire un sostegno alle finanze pubbliche, spostando una parte del finanziamento sul bilancio comunitario. Molto della crescita dipenderà anche dal ritorno dell’economia europea all’espansione dopo lo shock della guerra in Ucraina.